Franz Ferdinand – ‘Right Thoughts, Right Words, Right Actions’ (2013, Domino)

Dopo il debutto, la band scozzese con i due dischi successivi non aveva mantenuto lo stesso livello. Erano lavori buoni, ma mostravano tentativi di crescita troppo timidi. Con questo album, invece, il quartetto riesce finalmente a evolversi ritrovando la qualità e l’impatto di nove anni fa. L’ampliamento dello spettro sonoro e, di conseguenza, delle influenze è evidente ma lo stile che li ha resi famosi non viene snaturato e la grande maturità delle melodie viene valorizzata al meglio da un suono che finalmente è ambizioso senza paura di mostrarlo. Tra le band della propria generazione, stanno invecchiando meglio di tutti.

84/100

Pure Bathing Culture – ‘Moon Tides’ (2013, Memphis Industries)

Il dream pop va ormai per la maggiore, ma questo disco riesce a distinguersi dal gruppo. Il suono non ricalca in modo ortodosso i canoni del genere, ma risulta più aperto, solare e con una maggior importanza dei sintetizzatori e anche le melodie sono più immediate e decisamente definite, lo stesso dicasi del timbro vocale. Nel giudizio di merito, spicca la bellezza estetica delle suddette melodie, che lasciano senza fiato l’ascoltatore fin dal primo passaggio. Un ascolto che mette in primo piano il puro piacere del bello e che non manca di alcuni elementi di personalità. Da amare e consumare.

82/100

The Secret History – ‘Americans Singing In The Dark’ (2013, La Kalsa Projects/Cloudberry Records)

Il secondo LP di questo progetto newyorkese propone brani dall’impianto indiepop con declinazioni diverse ma in realtà contigue tra loro. Alcuni brani hanno un’impronta dark wave, altri si rivolgono al post punk, altri ancora mostrano accenti propri del Bowie più lirico, altri, infine, sono più classicamente pop. Tutto l’insieme non risulta un mero collage di riferimenti, e soprattutto mostra un’ispirazione compositiva fuori dal comune e una sensibilità interpretativa straordinaria, particolarmente nelle due voci maschile e femminile. La freschezza di un progetto relativamente nuovo e l’esperienza dei musicisti che lo compongono sono riusciti a creare uno dei migliori lavori del 2013.

88/100

Colour Me Wednesday – ‘I Thought It Was Morning’ (2013, Discount Horse Records)

Il quartetto di Londra arriva al disco d’esordio con il proprio indiepop con voce femminile che vede una compenetrazione tra grazia armonica e vocale e una forte strizzata d’occhi al punk rock. Le melodie sono tutte estremamente ispirate e l’espressività del timbro vocale è particolarmente spiccata, ma soprattutto le idee, a livello sia compositivo che di arrangiamenti, sono allo stesso tempo senza fronzoli e mai scontate. Semplici alternanze strofa – ritornello convivono con sviluppi melodici per nulla lineari e strutture dirette e compatte stanno gomito a gomito con soluzioni ritmiche e chitarristiche molto meno schematiche. Unione perfetta tra freschezza e maturità.

82/100

Marcello E Il Mio Amico Tommaso – ‘Nudità’ (2013, 42 Records)

L’immediatezza delle melodie, la freschezza di suono e timbro vocale e la contagiosa leggerezza dei testi sono sempre ingredienti vincenti nel pop, quando non si sconfina nella banalità. Qui troviamo anche due voci, maschile e femminile, che si intrecciano in modo particolarmente azzeccato, grazie alle armonie, alle sovrapposizioni di linee melodiche e ai botta e risposta nei testi. Questo esordio riesce perfettamente in quello che dovrebbe essere uno dei maggiori intenti della musica popolare: parlare a tutti facendo vivere o rivivere situazioni e sensazioni non grazie a sterili ruffianerie, ma a una forza evocativa che sia espressione diretta della qualità.

81/100

Empire Of The Sun – ‘Ice On The Dune’ (2013, Capitol Records)

Se nel primo album i due singoloni avevano oscurato le altre canzoni, in questo secondo i pezzi che hanno il potenziale di ottenere lo stesso enorme riscontro di massa sono addirittura sei, ovvero tutta la prima metà del disco. Melodie eccellenti, arrangiamenti di grande impatto e non banali, buona duttilità vocale, perfette interazioni tra le voci e i suoni. Una vera bomba. Purtroppo, nelle altre sei canzoni cala drasticamente il livello qualitativo: si possono comunque ascoltare, ma tutto è un po’ troppo standard. In ogni caso, grazie alla prima metà da urlo, gli Empire Of The Sun meritano solo amore.

77/100

A Little Orchestra – ‘Clocks’ (2013, Wollwert Records)

Questo progetto londinese propone un album di debutto con molti ospiti, perlopiù alla voce, sul filone stilistico chamber folk-pop. La qualità è semplicemente incredibile in ogni aspetto: l’espressività vocale, chiunque sia a cantare; la bellezza delle melodie; l’efficacia degli arrangiamenti; la profondità dell’impatto emotivo. Ci sono tanti strumenti coinvolti, ma in realtà nessuna scelta risulta particolarmente sofisticata, a livello di songwriting e di produzione artistica. ‘Clocks’ è un disco semplice, ma le canzoni sono scritte divinamente e l’accoppiamento tra l’attitudine palpabilmente genuina e una così fervida ispirazione compositiva è la reazione chimica giusta per conquistare l’ascoltatore e catturarne i sogni.

89/100

Camera Obscura – ‘Desire Lines’ (2013, 4AD)

Al quinto album, la band scozzese trova il perfetto equilibrio tra maturità artistica e espressione dell’ingenuità da cameretta tipica dell’indiepop. L’ispirazione melodica è ancora vivida dopo tanti anni ed è nuovamente presente la capacità di proporre una buona varietà stilistica tra un brano e l’altro. Rispetto al passato, la produzione artistica è molto più curata e ricca di dettagli, ma, come si diceva, viene mantenuta intatta la freschezza del suono e delle sensazioni espresse. I Camera Obscura sanno ancora far sospirare e questo disco è la chiara dimostrazione che maturità non sempre ha come effetto collaterale la freddezza e l’appesantimento.

86/100

The Temponauts – ‘The Canticle Of The Temponauts’ (2013, Other Eyes Records)

Jangle Sixties con un forte retrogusto C86 e spruzzate di rock n roll più o meno marcate. Questo è il secondo album dei piacentini Temponauts. Risulta importante innanzitutto un dosaggio degli ingredienti che dà personalità alla rielaborazione dei riferimenti; va poi menzionata una varietà nei dosaggi stessi che conferisce a ogni brano una propria identità mantenendo un filo logico complessivo. Il songwriting è pure di alto livello: le melodie e lo sviluppo delle canzoni risultano immediatamente di facile ascolto, ma nulla è mai banale e l’interesse dell’ascoltatore si mantiene alto. Un lavoro perfettamente a fuoco, che merita un ascolto approfondito.

80/100

Is Tropical – ‘I’m Leaving’ (2013, Kitsuné)

Gli Is Tropical abbandonano la predominanza di synth e si avventurano in una produzione bilanciata tra chitarre e strumenti digitali. In effetti il suono è ben costruito ed equilibrato e le melodie risultano tutte orecchiabili, ma purtroppo, nello svolgersi del disco, non ci sono aspetti particolarmente degni di nota. Nulla è fuori posto ma nemmeno ci si spinge mai al di là di uno standard accomodante ma incapace di lasciare un minimo segno. Un ascolto che non disturba ma che scorre via come acqua su vetro e difficilmente l’ascoltatore, una volta appurato che quest’album esiste, avrà voglia di tornarci su.

52/100